Husayin Coban

(di Giuliana Rogano)

Turchia, Amasra – 6 maggio 2015

Gli incontri inaspettati sono i più belli, sono le sorprese che ti regala il viaggio, l’andare, il partire, sono le sorprese del Mediterraneo, sono le sorprese del nostro progetto.

Mezz’ora dopo il nostro arrivo ad Amasra si avvicina alla barca un signore barbuto, di bella presenza, con un tablet in mano che, indicando lo schermo, ci dice “Welcome to Amasra, Mediterranea. Murat Belge is my friend”. Indica con il dito il nostro sito, la foto di Belge e la sintesi della intervista di Istanbul. Lui è Hüseyin Coban(*), architetto navale e fondatore e proprietario dei cantieri navali “COBANA Boat”.

Il giorno dopo nel tardo pomeriggio ritorna con due amici/colleghi e con un libro un po’ datato sulla storia delle barche a vela del XVIII e XIV secolo del Mediterraneo orientale e del mar Nero. Ci parla di barche, del Mediterraneo e del mar Nero. Ci dice: “domani, se siete qui, perché non fate colazione nel mio studio?”. Noi già pensavamo di trattenerci ancora un giorno, perché Amasra è veramente bella. “Perfetto” rispondiamo, “è un piacere per noi. Domani alle 10”.

È così che la mattina dopo ci ritroviamo nel suo studio di progettazione, tanti disegni di barche, quasi tutte a vela, tante foto, tanti libri sulla storia e la progettazione delle barche, una tavola imbandita con tante leccornie e tanto chai (il thè turco).

Hüseyin ci mostra il suo sito e i suoi video, le sue barche, circa 50 in 25 anni, e poi fa scorrere sullo schermo del computer tutte le foto di Mediterranea. Ci racconta del suo lavoro: progetta e costruisce barche in legno rivestite con tre strati di materiali compositi, ma tutte rigorosamente di legno, modelli unici i suoi, antiche tecniche costruttive e nuove tecnologie. Ha iniziato ad Istanbul lavorando nei cantieri per la manutenzione e riparazione delle grandi navi cargo. “Non era bello, non mi piaceva poi tanto. Desideravo fare qualcosa di bello. Sono ritornato ad Amasra ed ho iniziato a progettare barche, barche mie, tutte in legno. Poi ho iniziato a realizzarle. Ho chiamato i maestri d’ascia più bravi e ho iniziato a costruire la mia prima barca. Ora ho tanta gente che lavora con me e 2 cantieri. Nel primo stiamo costruendo una barca di 42 piedi, il CsB42, nel secondo a Kurukasile una barca di 44 metri, il “Sirius”. Volete venire con me a vederle?”

Ma che domande sono? Ti pare che noi diciamo “no”? Pronti via, saliamo in auto e si parte.

Hüseyin, come tutti i turchi finora incontrati, è un uomo generoso, gentile, disponibile, accogliente, ospitale, fiero, orgoglioso, umile. Umile, sì. Non ha rivali nel suo lavoro, ci confessa ad un certo punto a voce bassa, un po’ timoroso, nessuno più progetta e costruisce barche di legno. Di 44 metri, poi! E’ rimasto tra i pochi al mondo. La “COBANA Boat” va in giro per i saloni nautici più importanti d’Europa e del mondo. Iniziamo a capire, piano piano, che siamo di fronte ad un vero artista, architetto, designer, ingegnere, costruttore della nautica, ma anche falegname, manovale, e anche velista, marinaio perché lui in barca a vela poi ci va anche, nel mar Nero e nell’Egeo.

La prima sosta la facciamo a casa di un suo amico, così ci dice. Lo troviamo che sta lavorando, ha delle tavole di legno accanto a lui, il volto rugoso, un po’ scavato, gli occhi vispi e luccicanti. Ha 80 anni ed è un maestro d’ascia. Anche il padre lo è. Sì, abbiamo capito bene: lo è. Ma?! Sì, il padre ha 106 anni. “Si vive a lungo facendo questo mestiere” ci dice sorridendo (Hüseyin fa da traduttore, ndr). Apre la porta di un capannone e ci fa vedere la barca cui sta lavorando. Madiere, chiglia, paramezzale, fasciame, ordinata, baglio, staminale, torello… tutta la struttura in legno di una barca di circa 7 metri. Noi, con gli occhi sbarrati, la guardiamo, la tocchiamo, gli facciamo delle domande, in italiano e in inglese e lui risponde in turco. Il maestro d’ascia non capisce noi e noi non capiamo lui, ma non so perché alla fine abbiamo tutti compreso il senso di tutto.

Proseguiamo il viaggio in auto e arriviamo a Hisarköy Koyü, il primo dei cantieri “COBANA Boat”. Porticciolo tranquillo, uomini al bar a bere chai all’ombra di alcuni alberi, altri a lavorare a tante, più o meno piccole, barche di legno. Legno ovunque. Ci fermiamo per un po’ nel capannone di un altro maestro d’ascia che sta costruendo anche lui la sua barca. È incredibile quanti maestri d’ascia ci siano ancora qui, nella provincia di Bartin. È incredibile, in realtà, come questo mestiere sia ormai sparito dalle nostre parti. E poi entriamo nel capannone del cantiere dove, aperta la porta, appare ai nostri occhi il CsB42, struttura in legno rivestita con 3 strati di materiali compositi. Io devo confessarlo, non avevo mai visto un cantiere di barche di legno e questo incontro oggi mi emoziona parecchio. Lo scafo è ormai completo, manca poco per finire, si vede. Hüseyin è emozionato quasi quanto noi. Mi osserva, nota la mia gioia. Con la mano tocco lo scafo del CsB42. “E’ iroko, legno dell’Africa” mi dice. “Sì, bel legno, lo conosco, anche nelle case spesso si usa l’iroko, a me è sempre piaciuto”. Arriva uno dei suoi operai e mi porta un tagliere, liscio, ben levigato “questo è per te, è il legno di questa barca ben lavorato”. Ora è qui, su Mediterranea

Dopo aver bevuto anche noi un chai proseguiamo il viaggio. “Ora andiamo a vedere la barca grande” ci dice Hüseyin e sorride tra i baffi. “Chissà perché sorride…”, mi chiedo. Lo capisco poco dopo.

Arriviamo a Kurucasile. Fermiamo la macchina accanto ad un capannone veramente grande. Hüsayin apre la porta, guarda dentro, entra e richiude la porta. Noi fermi così, fuori. Poi apre di nuovo la porta e noi intravediamo dall’esterno la poppa. Entriamo. 44 metri di barca, il Sirius è qui, davanti ai nostri occhi, in tutta la sua bellezza e grandezza. È veramente bella. Il legno è ancora tutto a vista. Una lunga e ripida scalinata porta su. Saliamo. “Welcome aboard”

Curiosiamo. Scendiamo sotto, la dinette interna, le cabine, la cucina, i bagni, usciamo di nuovo fuori, la prua, la cabina dell’equipaggio. Torniamo a poppa, la dinette esterna, l’angolo bar. È un 3 alberi, ma gli alberi non ci sono ancora e ci vuole ancora un po’ per completarla. “Sirius sarà pronta tra un anno” ci dice Hüseyin. Gli chiediamo la traduzione in lingua turca di alcuni termini marinareschi, delle parti delle barche, “Come si chiama in turco la prua? E la poppa?” per esempio. “Come in italiano, i termini marinareschi sono italiani, qui ci sono stati i genovesi”. È ovvio che non è così, ma lui ha voluto in questo modo sottolineare l’importanza delle flotte italiane nel Mediterraneo e nel mar Nero

Io nel frattempo faccio foto e video, lui mi guarda e sorride, “Sei una giornalista?” mi chiede. “NO, Hüseyin! Devo però ricordarmi tutto, 5 anni sono lunghi. Ogni tanto avrò bisogno di rivedere le foto e i video per ricordare bene questi momenti”Mi osserva ancora, ha capito la mia gioia. È contento anche lui, è contento perché noi siamo contenti. È orgoglioso del suo lavoro.

Grazie Hüseyin ci hai fatto un gran bel regalo.

Ora si ritorna a Amasra, ma prima mangiamo tutti insieme. Il viaggio di ritorno tutti in silenzio, a ripensare a quanto visto. Il cellulare di Hüseyin squilla continuamente. Per lui questa è una giornata di lavoro, è un uomo impegnato, fa tante cose. Ma questa giornata lui l’ha dedicata a noi, ospiti del suo Paese, della sua città, dei suoi cantieri e non ce n’è per nessuno, se non per noi.

“Ti senti un uomo del Mediterraneo, Hüseyin?”  – “Certamente. Io sono un uomo del Mediterraneo, perché costruisco barche del Mediterraneo

Quanta bellezza in queste barche, quanta bellezza in questo lavoro, quanta bellezza in questa giornata ed in questi luoghi. Quanta bellezza!

Voglio fare qualcosa di bello.

* Huseyin Coban è il fondatore e proprietario della “COBANA Boat”, il fondatore del “Amasra Sailing Club” e presidente della TEKKEONU-PIRIREIS, Cooperativa di costruzioni di barche, e ha realizzato studi per l’apertura della prima “Anatolian Vocational High School for Wooden Boat Building” nel paese di Kurucaşile. www.cobanaboat.com